sabato 3 ottobre 2020

LOCATION: Isola di Poveglia - Venezia - Sede dell'Homerus

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Poveglia 

Erano passati di fronte a Malamocco percorrendo il Canal Orfano, nel versante meridionale della Laguna di Venezia. Lambendo gondole piene di turisti. In una giornata ridente e tiepida, erano approdati sul litorale ovest di Poveglia, quello più nascosto.


Bruce mise i piedi sulla terraferma, trascinandosi dietro un trolley, il suo unico bagaglio, e raggiunse colui che lo stava attendendo: un tipo alto con le spalle larghe e la faccia simpatica.
L’uomo si presentò tendendogli la destra. — Benvenuto a bordo! — disse. — Io sono Félix Lavender.
Bruce, provando la sensazione di averlo già visto da qualche parte, sorrise, stringendogli la mano. — Non ero mai stato “a bordo” di un’isola, ma c’è sempre una prima volta... — cercò di scherzare, per contraccambiare l’ironia della frase di saluto che gli era stata rivolta.



 

Mentre si addentravano tra gli edifici antichi che sorgevano in quel punto, Julian notò una lapide marmorea con una strana iscrizione: NE FODIAS VITA FUNCTI CONTAGIO REQUESCUNT. Che dalle sue reminiscenze scolastiche doveva significare: “Non disturbate i morti che, per contagio in vita, riposano... “Poveglia, nel Settecento, era stata adibita a lazzaretto per gli appestati. E ancora adesso era chiamata l’“isola del male”. Un nome che era tutto un programma.
Dopo il fallimento di un progetto per realizzarvi un ostello della gioventù, la Homerus Security l’aveva acquistata a peso d’oro come società privata di investimenti.






Quella non era l’unica sede che l’agenzia aveva a disposizione. Sue filiali comparivano in molte città del mondo. Ma a Poveglia c’era quello che si sarebbe potuto definire il Centro addestramento reclute. Era lì che nascevano i nuovi agenti.
E lui era uno di questi. Julian Bruce. Cacciatore mancato. Ufficiale radiato. Ex mercenario. Ex gigolo e paladino delle donne in difficoltà. Un background degno del personaggio di un romanzo di avventura.




Lady G si fece viva solo al termine dell’addestramento. E volle incontrarlo nella chiesa sconsacrata di Poveglia. Là dove c’era un’opera di cartapesta e gesso molto particolare, un Cristo con le braccia sollevate verso l’alto come se fosse inchiodato a una trave, invece che a una croce. Dava l’idea di uno che si stesse arrendendo.
— Pare che sia miracoloso — gli disse il suo capo, indicando quel manufatto vagamente inquietante.

 



— Sai  che molti pensano che quest’isola sia infestata dai fantasmi di tutta la gente morta qui fra indicibili sofferenze a causa della peste?
Bruce annuì. — È considerata l’isola più infestata del mondo.
— Sette ettari e mezzo di case diroccate e di vegetazione incolta nel bel mezzo della laguna più bella del pianeta. Mi sembrava una bella sfida, trasformare questo luogo in qualcosa di diverso, ripulirlo. Cacciare gli spiriti maligni e sostituirli con altri tipi di fantasmi...
— Io sarei quindi una specie di spettro?
— Oh no, ti prego. Non usiamo quel termine, “spettro”. Potremmo confonderci con altre storie e altri incubi. Gli agenti provocatori sono intangibili presenze. Che si materializzano e diventano altro. […]

Passi di: Lancaster Reno Jo. “Il Provocatore. Come il mondo vuole (Segretissimo)




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giovedì 1 ottobre 2020

SOUNDTRACK: Life of Mars - Davide Bowie

 

 https://it.wikipedia.org/wiki/Life_on_Mars%3F

 

 Uscì dall’acqua tutto gocciolante, e sentì una musica di piano elettrico propagarsi nell’aria...
Assieme a un canto.
— It’s a God-awful small affair...
Una voce femminile stava eseguendo Life on Mars di David Bowie.
— To the girl with the mousy hair...
Salì la scalinata che conduceva alla villa seguendo quel canto. Proveniva da una dépendance situata in mezzo alla vegetazione, leggermente scostata dal complesso.
— Now she walks through her sunken dream…
Come una sorta di lemming rapito dalla melodia di un magico pifferaio, seguì il suono ammaliante di quella voce e di quel canto. Sperando con tutto il cuore di non finire dentro a un cazzo di burrone.
Raggiunto il piccolo edificio di legno, che sembrava una minipagoda, aprì una porta scorrevole ed entrò.

 


 

All’interno c’era una sorta di sala prove. Un mixer al centro, con delle casse addossate alle pareti e diversi strumenti appesi: chitarre elettriche e acustiche, un sassofono... C’erano anche microfoni da studio di registrazione. E una tastiera.
— Oh man, wonder if he’ll ever know
Stella Connor sedeva alla tastiera e cantava.
— He’s in the best selling show...
Così suggestiva da far male.
Accorgendosi del suo arrivo, alzò gli occhi per fissarlo, concludendo la sua performance con un’ultima strofa.
— Is there life on Mars?
Una lacrima stava scendendo lungo la sua guancia.
Se l’asciugò in fretta, come se bruciasse.
Poi cercò di sorridere.
Ci riuscì: e fu come un sole che si accendeva, illuminando tutto quanto.
Julian provò a dire qualcosa: — Credevo fosse un disco che suonava... — Sorrise a sua volta, avvicinandosi. — Invece era un angelo sceso in terra che cantava.
Stella recuperò la sua solita espressione seria e distaccata. — Lei è molto galante, Julian — disse in un sussurro, togliendo le mani dalla tastiera. — Un uomo che sembra provenire da Marte... — I suoi occhi si abbassarono impercettibilmente per sbirciare gli addominali ultradefiniti di lui.


Passi di: Lancaster Reno Jo. “Il Provocatore. Come il mondo vuole (Segretissimo)



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martedì 29 settembre 2020

LOCATION: MUSTIQUE/MALASPINA - SUNRISE EYE - OMAGGIO A DAVID BOWIE

 

 https://it.wikipedia.org/wiki/David_Bowie

 


 Bruce si rivolse a Caber. — Sta arrivando qualche altro ospite?
— L’esatto contrario: si tratta di qualcuno che se ne va dall’isola.
In quel momento giunse una seconda Jeep della sicurezza, che parcheggiò nello spiazzo accanto a quella presidiata da Stockyer. L’autista scese e andò ad aprire la portiera per far sbarcare il passeggero seduto dietro. Mentre un secondo security man andava a prelevare le valigie dal bagagliaio.
— Vediamo se lo riconosci... — Caber indicò il tipo che stava scendendo. Magro, capelli rossicci lunghi sulle spalle, occhialini da sole tondi. Camicia fantasia. Pantaloni di pelle.
Bruce trasalì. — Ma è proprio lui? — domandò, al colmo dello stupore.
— Ti vedo particolarmente sconvolto. Sei un suo fan, per caso?
— Perché, c’è qualcuno al mondo che non è un ammiratore di David Bowie?
Caber ridacchiò ancora una volta. — A me non piace più di tanto.
— Questo la dice lunga...
L’elicottero intanto stava atterrando al centro della pista, a distanza di sicurezza dall’aereo con cui era arrivato Bruce. Bowie iniziò a percorrere la pista per raggiungerlo, accompagnato dalle due guardie con i bagagli al seguito.
Caber spiegò: — Come tante altre star, ha comprato una villa quaggiù. E ci ha abitato quasi in pianta stabile per qualche tempo. Ma ora ha deciso di lasciarla. Pare che non trovi la giusta ispirazione a causa del panorama troppo bello. Si distrae, poverino.
Bruce cercò di scherzare. — Le rockstar sono capricciose, si sa...
Il Duca Bianco salì a bordo dell’elicottero aiutato dal pilota. Sparì nella cabina.
— Immagino quanto potrà essere bella la sua villa qui...
Caber ridacchiò, tanto per cambiare. — Oh, mi sa che presto lo scoprirai — disse, con una certa enfasi
Passi di: Lancaster Reno Jo. “Il Provocatore. Come il mondo vuole (Segretissimo)”.

 

DALLA POSTFAZIONE DEL RENO:  

...per l’isola di Malaspina mi sono ispirato a un’isola dei Caraibi, situata a San Vincent e Grenadine, realmente esistente: Mustique. Un posto paradisiaco, meta del jet set. Dove David Bowie ha davvero abitato in una principesca villa. Tuttora affranto per la morte del Duca, ho voluto fargli fare una bella comparsata nel romanzo, visto che lui, nel 1999, era ancora presente in questo mondo. Un modo per omaggiarlo, naturalmente. La descrizione della villa dove risiede Bruce nella parte finale del romanzo rispecchia fedelmente quella della sua casa, la perfetta cornice per un artista così grande. Esploratore delle stelle e viaggiatore di Marte che non era altro!



 

La villa che gli avevano messo a disposizione per la sua permanenza sull’isola aveva un nome poetico e simbolico allo stesso tempo: Sunrise Eye. L’Occhio dell’Alba. Forse per il fatto che era esposta a oriente.


La casa era un perfetto mix tra architettura giapponese e balinese, ed era costruita intorno a uno specchio d’acqua popolato di pesci; c’era anche un padiglione in stile indonesiano.


L’arredamento interno era misteriosamente glam, con mobili in legno di cocco lavorato. Sculture tradizionali di teste di kala e danzatrici. Pareti in andesite dipinte di colori accesi, soffitti affrescati, séparé di bambù intrecciato e pannelli incisi a motivi floreali o rivestiti di conchiglie.

 


 

Era tutto così perfetto. Forse troppo.
David Bowie non riusciva a trovare la concentrazione in quella casa. Julian Bruce invece si sentiva come un personaggio finito nella trama sbagliata.


Passi di: Lancaster Reno Jo. “Il Provocatore. Come il mondo vuole (Segretissimo).

 

 


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LOCATION: HOTEL BARON - ALEPPO -SIRIA

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Hotel_Baron


Camera 202. La stessa che aveva usato ai tempi l’agente segreto, scrittore e archeologo Thomas Edward Lawrence. Arredamento essenziale. Mobili di legno scuro. Pareti bianche. Qualcuno aveva definito quel posto un costoso rudere per orfani dell’Orient Express. Niente di più vero al mondo. L’atmosfera che aleggiava era profumata di spezie e sapeva di languido, come il ricordo dolce di un tempo che non potrà più tornare.



Scese la gradinata di marmo che portava all’androne prospiciente l’ingresso dell’albergo. Notò che non c’era l’addetto alla reception. Forse stava accudendo qualche nuovo ospite.
Raggiunse la saletta del bar e anche lì tutto appariva stranamente deserto. I tavolini per fare colazione erano vuoti. E non c’era nemmeno il barista dietro il bancone. La cosa non era normale e un campanello di allarme risuonò nella sua mente. Pensò che non aveva armi con sé. Nemmeno in camera. Non si poteva entrare in un paese come la Siria armati, nemmeno con l’ausilio di un passaporto diplomatico, cosa che lui comunque non possedeva.


 

Cogliendo un movimento alle sue spalle, si volse allarmato, e si trovò di fronte una donna dai tratti arabi, gli occhi così chiari da sembrare trasparenti, il naso alla Barbra Streisand, jeans, camicia, e fazzoletto nero sulla testa. Lo apostrofò con aria truce. — Stavo proprio per venire a prenderti, Bruce. — La voce grossa, da raffreddore, che lui ricordava molto bene.
Era una dei componenti dei Commandes. Fatima Almeida: esperta informatica e assassina. Una tipa arrogante con cui aveva avuto una fugace storia di sesso, prima di conoscere Chandra.
— Quindi ti ho risparmiato la fatica, Almeida. — Julian stava avvertendo una spina di apprensione. Col mestiere che faceva, immaginarsi un pericolo sempre e comunque era una cosa che gli veniva automatica. Restò a fissare gli occhi slavati di quella donna, stringendo i pugni per prepararsi a difendersi nel caso si fosse mostrato necessario. Le rivolse un sorrisino di scherno. — Sei la nuova barista? — chiese.
— Lui ti sta aspettando sulla terrazza esterna, Bruce.

 

Jean Pierre era seduto a uno dei tavolini. Con una bottiglia di arak davanti e due bicchieri già pieni. Stava leggendo un dépliant dell’hotel. Alzando gli occhi su Bruce, il suo viso s’illuminò in un sorriso di benvenuto. — Sorpresa, sorpresa... — disse con fare ironico.
Bruce si avvicinò e gli si sedette di fronte.
Voluntas posò il dépliant. — Sai che su questa terrazza pare venisse a scrivere Agatha Christie, quando soggiornava in questo albergo? Si dice che abbia partorito qui Assassinio sull’Orient Express...
— Sei diventato un appassionato di romanzi gialli, Jei Pi?
— Adoro quando mi chiami così, Juli. No, non mi piacciono particolarmente. Preferisco i romanzi d’azione. Ma è interessante la storia di questo posto. Per esempio, la tua camera...
— Ci ha dormito Lawrence d’Arabia, lo so già... — Bruce produsse un sorrisino senza allegria. — Se vuoi possiamo stare qui a parlare amabilmente di letteratura e dei trascorsi storici dell’Hotel Baron per ore e ore...
Passi di: Lancaster Reno Jo. “Il Provocatore. Come il mondo vuole (Segretissimo)”

 


 

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SOUNDTRACK: Barbra Streisand - Imagine / What a Wonderful World

 


“Meno tre, due, uno...
Fatima Almeida mosse le labbra per pronunciare un’unica didascalica parola: — Boom!
Vide attraverso il parabrezza dell’auto il lampo dell’esplosione al terzo piano dell’edificio e il fumo che si gonfiava nel rombo scintillante di detriti vetrosi in espansione.
Solo dopo giunse il boato. Come in una colonna sonora sfasata, fuori tempo rispetto alla visione del film della distruzione.
“Pacco regalo scartato” pensò, con un’espressione di estasiata soddisfazione sul volto.
Accese lo stereo. Attese che iniziasse una canzone della sua cantante preferita. Quella a cui avevano sempre detto che lei assomigliava, sebbene in una versione arabeggiante.
La voce della Streisand invase l’abitacolo. Una sua interpretazione di Imagine di John Lennon in un medley con What a Wonderful World di Louis Armstrong, molto suggestiva...
Fatima chiuse gli occhi, godendosi quel momento.

 
 
 

 
 
 
 
Quando raggiungeva un obiettivo, si sentiva in pace con se stessa e con quello che era. Non importava che tipo di missione fosse. Il fatto stesso di averla portata a termine le dava lo stimolo giusto per sentirsi realizzata, nel profondo.
Non si poneva mai domande. Non possedeva una morale né sentiva rimorsi di coscienza. Lei riceveva un ordine, e questo diventava come una sfida da vincere. Concludere una missione, a ogni costo, le provocava un piacere interiore che era ancora più intenso di un orgasmo.
Acceso il motore, uscì dal posteggio. Poi s’infilò nella corsia che portava all’uscita. Meglio sparire in fretta. Quel luogo sarebbe diventato da lì a breve un pullulare di mezzi dei vigili del fuoco e della polizia.
Spinse il bottone per aprire in automatico la capote della BMW. I raggi del sole e la brezza odorosa di mare sulla faccia. La voce di Barbra...
Imagine all the people...
Gente spaventata che corre. Morte e poesia.
What a Wonderful Blood!
I mondi meravigliosi esistevano solo nelle canzoni.
E andava bene così...
Passi di: Lancaster Reno Jo. “Il Provocatore. Come il mondo vuole (Segretissimo)”. 
 
 

 

 






martedì 22 settembre 2020

LE AUTO

 FERRARI 250 GTO

https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrari_250_GTO



Julian Bruce uscì dall’albergo e salì sulla sua auto. “Sua” per modo di dire.
La Ferrari 250 GTO del ’62, di colore nero, apparteneva a una certa Juliette Villeneuve, una vedova miliardaria di sessantacinque anni che un tempo era stata un’attrice televisiva di discreta fama in Francia. Gli aveva prestato quella magnifica auto per usarla quando voleva, l’ultima volta che lo aveva ingaggiato.



 

FORD MUSTANG 500' FASTBACK

https://it.wikipedia.org/wiki/Ford_Mustang

 

 

Dentro alla piccola autorimessa annessa alla casa, l’auto era coperta da un telo impermeabile. Julian la scoprì e restò a osservarla con il cuore che gli batteva forte per l’emozione.
La Bestia Nera.
Ford Mustang 500 Fastback del ’69.

 


 

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sabato 19 settembre 2020

SOUNDTRACK - Father and son

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Father_and_Son_(brano_musicale) 

 

Scelse un disco della collezione di suo padre. Un 45 giri di Cat Stevens. Lo mise sul piatto e lo fece partire. La puntina era vecchia e gracchiava un poco, ma andava bene lo stesso.

 


 

 

Le note dolci di Father and Son si propagarono nell’aria.

It’s not time to make a change
Just relax, take it easy

Accompagnato da quella musica così toccante da far male, Julian uscì dal soggiorno, percorse il breve corridoio per raggiungere la sua camera. Camminando adagio, per ritardare un momento da assaporare senza fretta.

Non è tempo di cambiare
Rilassati, prendila con calma...

Il letto a una piazza e mezzo. Il manifesto dell’allunaggio appeso alla parete. Il piccolo comò. E il baule intarsiato sotto la finestra.

But take your time, think a lot
Why, think of everything you’ve got

Deglutendo la commozione che gli stava risalendo dalla gola, si chinò e fece scattare la chiusura centrale. Quindi sollevò il coperchio.



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giovedì 17 settembre 2020

Omaggio ad ALAN D. ALTIERI

 

 

"...un grande grazie ad Alan D. Altieri, imperituro brother forever, che continua a essere vicino lo stesso. Tanto che mi sono ritrovato come per magia uno dei suoi primi personaggi nel mio romanzo: Alan Jericho Wolf. Un onore per me e un piacere, oltre che un dovere, per continuare a ricordarlo, tenendo in vita con le mie modeste forze piccoli frammenti del suo immenso universo creativo, mescolandolo col mio".

 https://it.wikipedia.org/wiki/Alan_D._Altieri

 

 

(ritratto dell'artista Gloria del Gatto)

 

L’uomo era girato di spalle e guardava la grande vetrata che occupava la maggior parte della parete di fondo. Sembrava assorto nella visione del panorama della città. Quando Julian Bruce fu fatto entrare, iniziò a parlare, senza voltarsi. — C’è stato un tempo in cui questa città era considerata alla stregua di un miraggio, una speranza e una sfida. — Aveva una voce grossa, che pareva rimbombare sui toni bassi, come quella di un attore. — Poi gli angeli sono caduti, le loro ali si sono bruciate. — Finalmente si decise a girarsi verso il suo interlocutore. — E Los Angeles è diventata la Città Oscura.



Julian Bruce restò in attesa, impalato e rigido, senza fare commenti. Fissando l’uomo che si trovava di fronte, provando un misto di simpatia e soggezione. Grande e grosso. Con un look informale, senza giacca. Pantaloni di gabardine celesti e camicia bianca aperta sul collo taurino. Il volto scavato da un reticolo di rughe profonde. I capelli color argento, tagliati a spazzola. Un uomo senza età. Con la possanza fisica di un guerriero. The Wolfman.

 


 

 

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martedì 15 settembre 2020

LE ARMI: Colt Single Action Army

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Colt_Single_Action_Army





Contemplò la Colt Single Action Army calibro 45, modificata da zio Tiger per l’occasione. Per renderla più efficiente, quel diavolo di un seminole aveva segato la canna per ridurla a tre pollici e mezzo, applicandovi un freno di bocca a tre feritoie come compensatore per ridurre il rinculo allo sparo. Quindi aveva sostituito il cane con uno maggiorato e rivolto all’insù, per poter usare la tecnica di tiro rapido tipica dei bounty killer del Far West, con il palmo della mano sinistra che riarma a ripetizione dopo ogni sparo... 



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Bang, bang, bang, bang. Crivellò di proiettili i nemici, toraci esplosi in un’emulsione purpurea, mettendoli fuori gioco per sempre.




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domenica 13 settembre 2020

L'omaggio a James Bond

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Royale-les-Eaux

 

La parte del romanzo ambientata a Royale-les-Eaux vuole essere ovviamente una forma di citazione omaggiante all’universo di Zerozerosette. Ho voluto compiere una sorta di tour nei posti descritti da Ian Fleming, quelli che hanno fatto da sfondo alla nascita del mito. Julian Bruce che ripercorre i passi di James Bond! All’Hôtel Splendide e al mitico Casino Royale, sor- seggiando minerale Eau Royale da una bottiglia dalla caratteristica forma di siluro e consumando bicchierini di Jägermeister al posto di martini cocktail.

Poi c’è la scena iniziale del film Al servizio segreto di Sua Maestà, che ho voluto rifare a mio modo. Il nuovo James Bond, George Lazenby (il primo a cui è toccato l’arduo compito di sostituire Sean Connery), che viene in qualche modo surclassato da una bella figliola e commenta l’accaduto così: “Non era mai successo a quello di prima!”. Nel mio caso, quello di prima, l’altro, ovviamente si chiama Marc Ange. I miei fan lo sanno, eh!




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sabato 12 settembre 2020

SOUNDTRACK - Eve of Destruction

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Eve_of_Destruction

 


 

Stava suonando una canzone nello stereo. Un 45 giri di Barry McGuire che si intitolava Eve of Destruction. Uno dei preferiti di suo padre. Il testo parlava di guerra. Di gente che deve combattere anche se non vuole, e di distruzione che incombe. Il principio della follia e la fine della speranza.

 




Norman Bruce era un reduce del Vietnam. Era stato nei berretti verdi col grado di capitano. E aveva militato sotto il comando del colonnello Robert Rheault, colui che avrebbe ispirato il personaggio di Kurz nel film di Francis Ford Coppola Apocalypse Now. Nel ’71, Norman era stato ferito gravemente da un’esplosione e si era salvato per miracolo. L’anno dopo era stato mandato in congedo con una medaglia al valore e una scheggia di granata nel cuore che non era stato possibile estrarre. Allora Julian aveva undici anni. E aveva vissuto buona parte della sua vita soltanto in compagnia della madre Charlotte, detta Charlì. Perché Norman era sempre via. A combattere una guerra che nessuno voleva. A uccidere nel nome di niente. In un paese lontano, a scandire i battiti di una distruzione insensata. Fino a quel momento, suo padre era stato per Julian un’essenza leggendaria che incombeva, non una persona vera, in carne e ossa. Solo un racconto. Una fantasia che si nutriva di false speranze, e del desiderio bruciante di avere qualcuno su cui poter contare.

 

 

 

venerdì 11 settembre 2020

LE ARMI: Heckler & Koch VP70

 

 

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Heckler_%26_Koch_VP70

 


Dentro una custodia fatta come un calciolo, Julian la riconobbe subito. Si trattava dell’arma che aveva personalmente richiesto. Heckler & Koch VP70. Con gesto esperto, estrasse la pistola dal calciolo-fondina e la esaminò, provando a far scorrere il carrello e a impugnarla per sentire com’era bilanciata. Aveva una linea particolare, molto aggressiva. Una semiautomatica con chiusura a massa e dotata di scatto in sola doppia azione che poteva sparare raffiche di tre colpi quando aveva il calciolo inserito.

 




 

 

 

SOUNDTRACK: CALL ME

 

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Call_Me_(Blondie)

 

Acceso lo stereo, si propagò nell’abitacolo la cover eseguita in chiave rock di un vecchio brano di Blondie che si intitolava Call Me e che faceva parte della colonna sonora di un film con Richard Gere uscito negli anni Ottanta: American Gigolo.

 


Controllando nello specchietto retrovisore, si accorse che stava sopraggiungendo un’auto a forte velocità. Riconobbe il muso inconfondibile di una Aston Martin DB7 V12 Vantage. Che lo raggiunse accodandosi. Bruce si portò a destra per agevolare un eventuale sorpasso. Ma l’Aston Martin continuò a tallonarlo, accorciando la distanza.

 

 

“Ma cosa vuole?” si domandò Julian, con una certa curiosità. Spinse il pulsante per abbassare il finestrino, poi allungò il braccio di fuori e fece cenno all’auto dietro di passare. La freccia sinistra dell’Aston Martin prese a lampeggiare. Finalmente si stava decidendo. Mentre gli transitava a fianco, vide che alla guida c’era una donna. Occhiali da sole. Fazzoletto di seta blu sulla testa. Gli dedicò un’occhiata strana, sfoggiando un risolino. Poi sterzò, come per volerlo stringere e speronare.
Bruce imprecò portandosi verso destra.
Ma questo non impedì che i due specchietti laterali si scontrassero, spaccandosi. L’Aston a quel punto accelerò, completando il sorpasso. E Julian Bruce, piuttosto contrariato, fece lo stesso: affondò il piede sul pedale, risvegliando la bestia sotto. La Ferrari scattò in avanti a sua volta con una specie di ruggito.